Dalla voglia di scrivere, di informarsi e di informare di quattro amici, quattro studenti universitari che vedono nel giornalismo la loro strada e nella libertà di informazione il loro principio cardine nasce un nuovo blog.
E' L'Informale, www.informale.ilcannocchiale.it, che si presenta con queste parole:
Suvvia, siamo informali!
Informali per contrapporci alla formalità dell'informazione odierna, la quale troppo spesso si traduce in omissione di notizie, fatti ed avvenimenti.
Se per formalità si intende la realtà costruita oggi dai mezzi d'informazione, allora sì, preferiamo, molto più umilmente, rifugiarci nell'informalità e seguire quel sottile filo rosso della libertà d'espressione e di pensiero che l'oramai bistrattato articolo 21 della Costituzione italiana afferma e garantisce. Continua su www.informale.ilcannocchiale.it
"Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria, col suo marchio speciale di speciale disperazione e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi, per consegnare alla morte una goccia di splendore, di umanità,di verità". Fabrizio De Andrè
martedì 3 marzo 2009
lunedì 2 marzo 2009
Non possiamo sostituire la parola "Mafia" con la parola "Potere"?
Basta un colpo di spugna, voltarsi dall'altro lato o, semplicemente, dimenticare: così sarà possibile ignorare anche il più terribile degli eventi, il più doloroso dei massacri.
Il 19 luglio 1992, a Palermo in via D'Amelio, la mafia impose il suo silenzio a Paolo Borsellino; da una foto scattata poco dopo la strage, appare un uomo in abiti civili che porta via con sé una borsa, chiaramente del giudice siciliano. Dentro quella borsa vi era l'agenda rossa che Borsellino teneva sempre con sé: pare che lì dentro erano contenuti segreti scomodi, scoperte rilevanti sul mondo si Cosa nostra.
Quell'uomo è l'allora capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli, che dopo 17 anni di onorato servizio oggi può vantare di essere diventato colonnello, e che ha sempre negato di aver preso l'agenda rossa sostenendo di aver restituito la borsa poco dopo l'accaduto.
Non si capisce perché, allora, l'agenda non sia mai stata ritrovata. Ad ogni modo, la Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di indagare ancora su Arcangioli, archiviando il caso. Per sempre.
L'agenda non c'è, volatilizzata, scomparsa, sparita: lo sgomento rimane, assieme a 17 anni di battaglie e ricorsi che si perdono nel vuoto della memoria, nella viltà dell'oblio.
Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, è costernato: “La giustizia è morta” ha affermato, e come non dargli ragione.
Non è morta solo la giustizia: è morta la politica, il senso civico, la responsabilità individuale e collettiva.
È morta la speranza di guardare il futuro o di capire il passato: non una notizia nei tg, non un articolo nei giornali, né un commento di un politico di turno ( a parte Di Pietro): dov'è il Pd? Dove sta quella specie di specchio del Pdl chiamato Partito Democratico?
Ma soprattutto, dove sono i giornalisti, i critici, i venerabili maestri, i vari Sgarbi dei giorni nostri?
Borsellino è stato ucciso quasi 17 anni fa, come Falcone, come tanti altri, morti da soli, abbandonati dallo stato(con la s minuscola), dalle istituzioni, dai colleghi di lavoro.
Ci ostiniamo a chiamarla mafia: per umana esigenza abbiamo bisogno di dare un nome a tutto; una volta molti si affaticavano a dire che la mafia non esistesse. Poi hanno capito il gioco: si, la mafia esiste, combattiamola! Ecco che è diventata “Cosa nostra”, un semplice titolo di giornale, inchiostro su pagine vergini, fiato sprecato, fenomeno astratto ma “radicato nel territorio”, per colpa della quale il Mezzogiorno è rimasto indietro rispetto all'Italia, all'Europa, al mondo.
La mafia sarebbe qualcosa di inimmaginabile, invisibile, cattivo: da fiction, insomma! Ma non possiamo sostituire la parola mafia con la parola potere? Eppure, se si riuscisse a compiere questo cambio di concezione, forse, tutto apparirebbe più chiaro. Continuando a chiamarla mafia, siamo ancora più distanti dalla realtà di quanto non riusciamo ad immaginare. Eppure non ci vuole tanta immaginazione.
Vogliamo veramente far finta che la politica non c'entri? Continuiamo, allora! Vogliamo ignorare che Dell'Utri, il fondatore di Forza Italia, abbia avuto contatti con esponenti mafiosi? Prego!
Una cosa è certa: la mafia non la combattono le politiche di palazzo o le chiacchierate nei salotti televisivi. Il silenzio è mafioso, l'indifferenza e l'ignoranza è linfa vitale.
Quell'agenda rossa non è stata mai trovata, casualmente: magari sarà nascosta chissà dove o, prudentemente, sarà stata distrutta, bruciata.
Se è vero che tramite quelle pagine scritte da una mano coraggiosa mezzo sistema poteva saltare in aria, tanto vale consolarci con le parole di un altro grande uomo ucciso in una lotta impari contro lo Stato, Giacomo Matteotti: “Potrete uccidere me ma non le mie idee”
Etichette:
Attualità
lunedì 23 febbraio 2009
Tutto ciò che è necessario per il trionfo del male, è che gli uomini di bene non facciano nulla
Spagna: si dimette il Ministro guardasigilli Bermejo, pare che sarebbe andato a caccia con il giudice Garzon, il magistrato titolare dell'inchiesta su corruzione e tangenti nel Partido Popular.
Italia: un uomo è arrestato poichè indagato per corruzione. Si sa chi è il corruttore e non si dice. E anche se si dicesse sarebbe colpa della magistratura rossa. E nel caso in cui non fosse colpa della magistratura rossa i giornali lo coprirebbero. Ed anche se i giornali non lo coprissero...
beh scusate per la perdita di tempo che vi ho causato: tornate pure a guardare il grande fratello od a sperare di essere ripresi da Lucignolo sabato sera.
Tutto ciò che è necessario per il trionfo del male, è che gli uomini di bene non facciano nulla'. (Edmund Burke)
Segnalazioni
I tg italiani visti da un Londinese, di Liberiesenzapadroni!
Etichette:
les politiques
venerdì 13 febbraio 2009
Lavoratori scegliete: o cassa integrazione o morte.
Lavoratori e lavoratrici, o ve ne state a casa oppure vi mandiamo la polizia. Potrebbe essere lo slogan dell'attuale governo; dietro lo scudo drammatico ed apocalittico della crisi si celano tante piccole grandi verità, tante responsabilità e tante azioni che con la crisi non c'entrano. Non del tutto, per lo meno.
A Milano Silvano Genta, proprietario dell'industria metalmeccanica Innse, decide di punto in bianco di inviare un telegramma ai suoi dipendenti licenziandoli. Mutate strategie aziendali pare: i conti non sono in rosso, nessun debito, niente creditori alle calcagna.
Semplicemente Genta ha bisogno dei fabbricati e dei terreni, l'Expo di Milano incalza e figurarsi se si sta a perder tempo con cinquanta operai che da un giorno all'altro si ritrovano in cassa integrazione. Solo che gli operai, in cassa integrazione dal 25 agosto, non ci stanno e decidono di occupare le strutture: così qualche giorno fa, intorno alle cinque di mattina, la polizia carica la folla, composta anche da membri dei centri sociali, varcando i cancelli con camion e manganelli.
Non c'è solo la Fiat in crisi ma anche aziende che non ricevono miliardi dal governo. Solo che la Innse non era in crisi, ma il governo non c'è ugualmente neanche quando non deve sborsare soldi.
Spostiamoci un attimo e andiamo in Parlamento. Recentemente è stato approvato il decreto mille-proroghe che, già dal nome, non promette nulla di buono. Infatti.
Gli statisti e costituzionalisti della Lega hanno inserito, tra la baraonda di “se” e di “ma” che si profila nel testo, un emendamento di cui ovviamente non sentirete parlare nei tg o tra le righe della maggior parte dei quotidiani.
Se il decreto verrà approvato anche alla Camera, grazie ad i vari Calderoli&Co le aziende che hanno meno di 15 dipendenti potranno non fare eleggere tra gli stessi i rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza, per semplificare Rls.
Di cosa si occupano ( o si dovrebbero occupare) i Rls? Controllare che le norme di sicurezza siano rispettate sul posto di lavoro, sensibilizza i dipendenti ad avere le giuste precauzioni, denuncia (o dovrebbe denunciare) l'azienda in caso di irregolarità: diamine, tutti costi in più per un imprenditore!
Un altro emendamento eliminerà persino il responsabile della sicurezza territoriale mentre si è deciso anche di rimandare l'entrata in vigore delle norme a tutela dei portuali, particolarmente colpiti sul fronte infortuni (appunto, “milleproroghe”).
La domanda sorge spontanea: no, inutile chiedersi come il governo abbia potuto inserire nel decreto un emendamento simile, lasciamo perdere le domande retoriche.
La domanda è: i sindacati dove sono? Dov'è Epifani? Dov'è la Cisl, la Uil, la Fiom, l'Ugl e così via?
Forse anche questa domanda è retorica e me ne scuso. Quindi, visto che abbiamo voglia di concretezza e di numeri certi, è sicuramente meno retorico e più reale osservare il bilancio delle vittime sul lavoro dal primo gennaio 2009 ad oggi: 117 morti, 117.296 infortunati e 2932 invalidi. Caspita, questa crisi economica.
Segnalazioni
- Autobavaglio, di Travaglio
- Decideranno anche sulla nostra vita di Liberiesenzapadroni
- Internet in Italia come in Cina ed in Birmania di Antonio Di Pietro
Etichette:
les politiques
giovedì 12 febbraio 2009
Il fascimo di ieri, la realtà di oggi
"Il fascismo nasce cresce e si sviluppa là dove e quando la democrazia è in crisi, è in difficoltà. Esprime la ricerca di una qualche soluzione alternativa, basata soprattutto sull'accentuazione del sentimento nazionale, di una qualche attuazione di uno stato sociale diverso."
Giovanni Sabbatucci, docente a "La Sapienza"
"Il fascismo è stato qualcosa di più; è stato l'autobiografia della nazione. Una nazione che crede alla collaborazione delle classi; che rinuncia per pigrizia alla lotta politica, è una nazione che vale poco."
Giovanni Gobetti, giornalista, politico ed antifascista.
Perchè ho l'impressione che queste parole rispecchiano drammaticamente la situazione odierna?
Segnalazioni
Vittoria Brambilla secondo Giorgio Bocca- Liberiesenzapadroni!
Giovanni Sabbatucci, docente a "La Sapienza"
"Il fascismo è stato qualcosa di più; è stato l'autobiografia della nazione. Una nazione che crede alla collaborazione delle classi; che rinuncia per pigrizia alla lotta politica, è una nazione che vale poco."
Giovanni Gobetti, giornalista, politico ed antifascista.
Perchè ho l'impressione che queste parole rispecchiano drammaticamente la situazione odierna?
Segnalazioni
Vittoria Brambilla secondo Giorgio Bocca- Liberiesenzapadroni!
Etichette:
Attualità
mercoledì 11 febbraio 2009
Ideologie diverse, destini comuni
"Stiamo parlando della vita mia e delle persone a me care: e se queste dovessero chiedermelo, se dovessero preventivamente chiedermi di interrompere una vita artificiale che superasse ciò che la natura ha previsto per loro, io farò come in Italia si fa di nascosto da anni. Non avrò scelta. E andrà come andrà.
Ma nessuno Stato, nessuna religione, nessun decreto potrà disporre della mia vita, se io non lo desidero."
Con Filippo Facci, editorialista de "Il Giornale", siamo sicuramente lontani ideologicamente e giornalisticamente.
Però non posso esimermi dal segnalare due sui articoli sul caso Englaro che meritano veramente attenzione e che condivido assolutamente.
Consiglio di leggerli nell'ordine in cui li ho postati.
Passato prossimo
Lettera da un assassino
Altre segnalazioni
La terza Repubblica di Berlusconi - Videopost di Marco Travaglio
Manca solo il presidenzialismo: Berlusconi ha realizzato il Piano di rinascita democratica della loggia P2 - Liberiesenzapadroni!
Attilio Manca, ucciso dalla mafia ma nessuno indaga - Piero Ricca
Ma nessuno Stato, nessuna religione, nessun decreto potrà disporre della mia vita, se io non lo desidero."
Con Filippo Facci, editorialista de "Il Giornale", siamo sicuramente lontani ideologicamente e giornalisticamente.
Però non posso esimermi dal segnalare due sui articoli sul caso Englaro che meritano veramente attenzione e che condivido assolutamente.
Consiglio di leggerli nell'ordine in cui li ho postati.
Passato prossimo
Lettera da un assassino
Altre segnalazioni
La terza Repubblica di Berlusconi - Videopost di Marco Travaglio
Manca solo il presidenzialismo: Berlusconi ha realizzato il Piano di rinascita democratica della loggia P2 - Liberiesenzapadroni!
Attilio Manca, ucciso dalla mafia ma nessuno indaga - Piero Ricca
Etichette:
Attualità
martedì 10 febbraio 2009
La politica è morta
Assieme ad una ragazza che ora spero non possa ascoltare il vomito di parole che sta infangando il nostro Paese, è morta anche la politica.
Si, la politica, o meglio una parte di essa, è morta e non ci resta che assistere inermi e scoraggiati a ciò che è rimasto.
La politica è riuscita a dividere anche in uno di quei pochissimi casi in cui dovrebbe unire o, almeno stare zitta, visto che ancora una volta è intervenuta in ritardo, e male, su argomenti che vanno smisuratamente al di là di ogni possibile contrasto ideologico o partitico.
La politica è morta perché, dopo anni ed anni di discussioni e di battaglie, ha preteso di occuparsi all'ultimo minuto della vita di una persona con un decreto legge, come con un colpo di spugna, come con una porta sbattuta in faccia.
È riuscita a trasformare la vita di una persona in ideali di destra o di sinistra, ha incarnato il presunto bene da una parte ed il demoniaco male dall'altra.
Così ora ci tocca sentire dei burattini che si proclamano “salvatori di vite”, che parlano di assassinio , che giurano con gli occhi gonfi di aver fatto di tutto il possibile per salvare un corpo immobilizzato in uno stato di coma vegetativo da diciassette anni.
Dall'altra parte stanno i carnefici, gli assassini, che quel corpo non volevano tra noi ma di cui volevano sbarazzarsi a tutti i costi: criminali.
La politica è morta perché ha trasformato la stessa morte in una campagna elettorale subdola, tra le righe; perché in un lasso di tempo smisuratamente ampio non è riuscita, come molti Stati europei e non hanno fatto da tempo, ad elaborare una legge che regoli l'eutanasia ed il cosiddetto “fine-vita”; perché non ha il coraggio di dire che ogni anno in Italia tantissime persone muoiono poiché i parenti del paziente ed i medici concordano che è inutile continuare le cure e abbandonano i loro cari, senza scandali mediatici o piagnistei giornalistici e partitici.
Si sa, preferiamo che le cose accadano a nostra insaputa al posto di affrontare i problemi: ciò ci darà il diritto di andare in Chiesa la domenica con la coscienza pulita.
Poco importa se l'unico errore del signor Englaro è stato quello di lottare affinché nella nostra civile Italia si abbia il coraggio di discutere una legge del genere; poco importa se avrebbe potuto agire nel silenzio o andare all'estero.
La politica è morta perché, per una manciata di voti e di poltrone, si è favorito uno sconto tra cittadini comuni. E così ieri chi ha avuto come me la sfortuna di ascoltare le parole di una inviata di Porta a Porta, ha dovuto assistere ad una signora contrariata che scuoteva la testa e si dimenava dietro la giornalista, in evidente trance esibizionistica, poiché quest'ultima riferiva delle lacrime del signor Englaro. Già, come è possibile che quell'assassino che è stato in grado di fare uccidere sua figlia possa piangere, ora. Inaudito, incomprensibile, ingiustificabile.
La politica è morta perché anche nelle situazioni peggiori di riescono a dire falsità; e così Buttiglione ieri sera ha dichiarato che, visto che in Italia vi sono altri duemila casi simili al caso Englaro, tutti faranno la stessa fine, tutti verranno costretti a morire. Il filosofetto marchigiano finge di dimenticare la discrezionalità e l'assoluta libertà di scelta che appartiene solo a noi stessi e a chi ha il diritto di decidere per noi.
La politica è morta perché non ha il coraggio di mettere da parte i voti ed occuparsi dei suoi cittadini; perché in Italia non siamo tutti cattolici, perché se giustamente il Vaticano è contrario all'eutanasia ( guardandosi bene dal dire che a Giovanni Paolo II sono state interrotte preventivamente cure inutili) ciò non può entrare in conflitto con l'ordinamento laico di uno Stato; è morta perché tutti i falsi moralisti, i falsi cattolici divorziati o che hanno abortito, si nascondono e sputano sentenze, applicano dogmi, insultano con terribile prepotenza tutti coloro che (ma non sono rimasti in molti) hanno il coraggio di agire per un credo comune, per una battaglia di civiltà.
I movimenti per la vita gridano inviperiti sentenze informi contro ipotetici ed inesistenti “movimenti per la morte”. Che, ovviamente, non sono tali.
Senza neanche accorgercene ci stiamo facendo togliere la libertà di decidere su noi stessi, in base ai nostri principi ed alla nostra morale. Morale che non è giusta o sbagliata poiché nessuno è in grado di separarla in queste due enormi ed smisurate categorie, tranne chi (ma non esiste) “sa di raccogliere in bocca il punto di vista di Dio”.
La politica è morta assieme a chi oggi titola sui giornali “L'hanno uccisa” ed assieme a chi scrive articoli enfatizzando “Le responsabilità di Napolitano”:tutti hanno creduto ai falsi insulti che Di Pietro avrebbe rivolto al tanto osannato Capo dello Stato, nessuno fiata ora colpevolizzando anche lui per quello che è successo. Un altro carnefice?
La politica è morta ed ora dovremo tenerci quello che ne resta sperando come sempre in un futuro migliore.
Eluana, spero che tu non possa vedere tutto questo.
Segnalazioni
-Ciao Eluana,di Liberiesenzapadroni!
- Oggi è la giornata del ricordo delle Foibe, non dimentichiamolo.
-Su "Il Giornale": Ora è Berlusconi il leader morale dei cattolici. Leggetelo e poi leggete il post già segnalato ieri su Liberiesenzapadroni.it: ovvero quando Berlusconi fece abortire la moglie.
Etichette:
Attualità
lunedì 9 febbraio 2009
Scuola pubblica disastrata ma per fortuna c'è quel figo del dottor House in Tv
Ieri su Rai3, come alcuni di voi sapranno, è andata in onda un'altra puntata di Presa diretta, programma di approfondimento stranamente in prima serata, stranamente senza politici e caratterizzato da quel bellissimo giornalismo d'inchiesta che gioverebbe a tutti noi.
Si parlava di scuola, vista dal punto di vista dei docenti:mezzo milione di docenti sono precari da anni, le graduatorie non scorrono, la riforma Gelmini non aiuta nessuno; anzi, peggiora la situazione.
Moltissimi docenti o aspiranti tali frequentano corsi o master pagati migliaia di euro per avere punti in più in graduatoria. Spesso si tratta di attestati inutili ospitati dalle università per fare soldi. Mercantificio di titoli, giocare con la vita dei precari e sputare loro addosso titoli che non serviranno mai a nulla.
La soluzione c'è:andare a lavorare nelle scuole paritarie, alias private. Un attimo, però, non è prevista NESSUNA RETRIBUZIONE. Ci sono anche altri obblighi:
-non interrogare gli studenti;
-assegnare voti alti agli studenti;
-promuovere sempre e comunque gli studenti(pagano!).
Con una telecamera nascosta il giornalista si finge padre di un ragazzo che non vuole studiare e si informa presso una scuola privata:può anche non frequentare, con alcune migliaia di euro e qualche test scritto da sostenere(al ragazzo verranno preventivamente fornite le risposte esatte)è fatta. Di questi studenti ne vengono sfornati un centomila l'anno, solo in Campania.
VI RENDETE CONTO IN CHE STATO VERSA L'ISTRUZONE ITALIANA O NO?
Il servizio mette poi a confronto due scuole "di confine", che si trovano cioè in posti disagiati: una in Campania l'altra a Stoccolma. In quest'ultima (ricordiamo che la Svezia è la prima in Europa per qualità d'istruzione) la scuola con i ragazzi più poveri della città e dello Stato, per lo più immigrati, vanta alcuni dei docenti più bravi e rinomati. La scuola stessa è attrezzata di tutto punto.
La Svezia ha un GOVERNO DI CENTRO DESTRA: allora non è per forza detto che UN GOVERNO DI DESTRA DEBBA ESSERE PER FORZA FILO-FASCISTA E FILO-MASSONICO.
Ultima considerazione; ieri in Tv, allo stesso orario del suddetto programma, andavano in onda i seguenti programmi:
- Tutti pazzi per amore, solita fiction idiota ma piacente, che ha vinto anche la sfida dello share;
- Dr House, l'immancabile super dottorone figo di Canale 5, al secondo posto;
-Colorado cafè, programma comico su Italia1 al terzo posto.
- Medical Division su Rai 2
- Appena in tempo comincia Controcampo e va bene così.
"Istruitevi, perchè abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza"(Gramsci).
Segnalazioni
Complimenti a Roberto Jacono per la trasmissione Presa Diretta. Qui c'è il link dove potete guardare le scorse puntate.
La coerenza di Silvo: sì all'aborto della moglie, no alla sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione di Eluana - di Liberi e senza padroni!
Maurizio Gasparri insulta chi gli fa domande di Daniele Martinelli
“ORA BASTA!”. 14 FEBBRAIO A PIAZZA NAVONA CONTRO LA DITTATURA OSCURANTISTA di Micro Mega.
Etichette:
Attualità
giovedì 5 febbraio 2009
"Tutti morimmo a stento", o almeno ci provammo
Eluana. Ormai questo nome ci è entrato in testa e ci viene riproposto quotidianamente dalla disinformazione pubblica quotidiana.
Si sguinzagliano cani contro presunti, inesistenti assassini assetati di morte, vestiti di nero con una falce marcata "eutanasia".
Ho solo un desiderio: cercare di non giudicare.Staccarmi il più possibile dai fatti,guardarli dall'alto.
Ed allora vedo il dolore di un padre che cerca di aiutare la figlia. Con la morte? Perchè, ora è in vita?
Vedo l'accanimento della comunità cattolica, accanimento che sa tanto di ipocrisia, un non voler/poter rinunciare alle proprie posizioni in nome di qualcosa di più grande.Distaccato dalla realtà.
Vedo i "Movimenti per la vita": vuol dire che se qualcuno donerà ad Eluana una morte migliore, farà parte di ipotetici "Movimenti della morte"? Cosa vuol dire movimento per la vita? Nulla.
Vedo la Chiesa, che accetta al proprio interno soggetti che negano l'olocausto,disprezza i preti gay e sta sempre lì, con l'indice puntato in alto, segno di immensa saggezza.
E vedo, purtroppo, la politica,avvelenata fin dall'interno, fin nei posti più reconditi del più piccolo consiglio comunale del più piccolo comune d'Italia.Avvelenata dal voto. Se Governo e Parlamento sono la stessa cosa,non si può che prescindere da promesse elettorali.
Vedo Eluana, o meglio, la immagino. Tutti ci dicono che soffrirari atrocemente o che invece non sentirai nulla. Scusaci, qui la verità non ce la dice quasi nessuno.
Vedo un padre che come ultimo disperato gesto d'amore chiede la morte della propria figlia. Giudicatelo pure male, ipocriti.
Forse un decreto impedirà la dolce morte di Eluana; chissà se lei può sentire tutto questo baccano, tutto questo frastuono. Spero di no.Per lei.
Segnalazioni:
Intercettazioni,Montanelli,Guzzanti, su Liberiesenzapadroni.blogspot.com
Vespa Vs Comunicazione su Non voglio insistere
Etichette:
Attualità
sabato 31 gennaio 2009
Si, in Tibet si reprime ancora
Lo sapevate? Io non l'avrei mai detto: in Tibet si reprime ancora. Certo, in televisione non si vede più nulla di questo, non se ne sente parlare, non si discute. Gli approfondimenti sul Grande Fratello meritano più spazio.
E poi le Olimpiadi in Cina sono già concluse da un pezzo, quindi chissenefregacazziloro.
Sta di fatto che il 28 gennaio "le autorita' cinesi in Tibet hanno arrestato 81 persone nel quadro di una campagna contro gli attivisti anti occupazione in vista del 50esimo anniversario della fallita rivolta contro Pechino" (fonte Il Tempo).
Si teme un'altra ondata di proteste in un Paese occupato da una dittatura.
Però si tace. A proposito: chi sono i nominati di questa settimana?
Segnalazioni:
Quello che io so su Piazza Farnese - Liberi e senza padroni!
Etichette:
FuoriConfine
mercoledì 28 gennaio 2009
Prove di dialogo tra un meridionale ed un leghista
Luogo: Facebook.
Contesto: un mio amico, come frase personale, chiede un suggerimento per decidere qualche argomento trattare nella sua tesi di laurea.
Inizia così il dialogo tra me ed un simpatico leghistotto. Dialogo che comincia così:
L: "La mafia e i terroni. La rovina dell'Europa, come la vedi?"
Io: "mmm anche qualcosa che fa rima con terroni, come "coglioni"...allora il tizio di prima ti può aiutare.." (scusate ma quando ci vuole ci vuole...)
L: "grazie a dio sono nato sopra Bologna e Firenze. Noi da soli saremmo più ricchi della California, Voi da soli non avreste neanche internet per entrare su facebook. E, di fatti, dove venite a studiare?"
Io: "Wow...neanche Marx o Keynes sarebbero in grado di formulare una tale teoria economica, invidiabile".
L: "...e poi noi della padania ce l'abbiamo duro. ecco."(ah,bhè, allora...)
Io:"Confermo la "Tesi sui coglioni": c'è tanto materiale da cui prendere spunto".
Prova di dialogo fallita:il leghistotto non ha più risposto.Forse perchè ce l'aveva duro. Proveremo più avanti.
Etichette:
Prove di dialogo
martedì 27 gennaio 2009
La memoria di ieri, il razzismo di oggi
27 gennaio 1945: le truppe sovietiche dell'Armata Rossa arrivano in Polonia presso la città di Auschwitz scoprendo il campo di concentramento e liberando i pochi superstiti che vi erano reclusi.
Il mondo, o la maggior parte di esso, venne così a conoscenza dell'olocausto, del massacro di ebrei, rumeni, dissidenti tedeschi, comunisti e varie altre etnie “impure”, del genocidio che uccise milioni di innocenti.
27 gennaio 2009: più di sessant'anni dopo si commemora l'ennesima giornata della Memoria, ricorrenza annuale per ricordare i terribili eventi accaduti in quegli anni.
Ora, è giusto parlare della memoria, è giusto ricordare, è giusto commemorare, commuoversi, proclamare, giurare. Film, libri, saggi ed articoli continuano a rinvigorirci i pensieri, a ricordarci quello che è accaduto, ad inumidirci gli occhi ed a provocarci dei brividi sulla schiena.
Ma non basta.
Non basta perché, nascosti nello loro tane sprofondate nell'odio e nell'ignoranza, tanti uomini e donne, giovani e meno giovani, politicanti e apolitici oggi non hanno nulla da ricordare. Ecco: proviamo a parlare di questo.
Ci riferiamo, naturalmente, a tutti quei gruppi sociali che sotto la bandiera del neofascismo o del neonazismo professano ancora una profonda fede verso princìpi e dogmi tra cui spicca, in mezzo a quel vigore di idee ed a quello sfoggio di virilità patriottica, la macchia deplorevole del razzismo.
Forse, ma non è più nemmeno un dubbio, una “Giornata della memoria” non basta; non ne basterebbero neppure dieci o cento di giornate simili.
Prima della memoria serve la conoscenza e al fine di ottenere quest'ultima servono le istituzioni; l'odio verso il diverso, la xenofobia, il mito ariano della razza: queste parole destano meno attenzione e meno scalpore delle parole terrorismo o micro-criminalità. Sempre più spesso ci ritroviamo dinnanzi a revisionismi storici, ad incredibili forme di negazionismo dell'Olocausto, a gruppi di cosiddette teste rasate che, spranghe in mano, sfogano le loro frustrazioni guidati da falsi miti e deprecabili eroi.
Sono gli stessi gruppi neo-nazisti che spuntano nel mondo della rete, gli stessi elementi che scrivono parole razziste sui muri o che, sprezzanti del pericolo e portatori dei sani principi del coraggio e della forza morale e fisica, guidati da uno spirito di razza ariano superiore, picchiano a sprangate persone di colore inermi. Io non voglio credere che tali persone siano stupide: preferisco pensare ad un enorme, colossale errore personale dettato anche da determinati contesti e da dubbi insegnamenti, che scaturiscono poi in deboli convinzioni personali dalle quali tale violenza si genera. Quindi, più giornate della conoscenza per meglio apprezzare quelle della memoria.
Non finisce qui, purtroppo.
Proviamo per un attimo a lasciare la storia sulle pagine dei libri e guardiamo alla società di oggi, guardiamo noi stessi, le nostre abitudini, le nostre paure, convinzioni, ideologie.
Il razzismo non si è concluso con il processo di Norimberga, e questo si sapeva già; il razzismo è presente, è palpabile in ogni contesto della nostra società, delle nostre città, delle azioni politiche a cui siamo subordinati.
Il razzismo è guardare con mascherato disprezzo il vicino di casa di colore; è il surplus di cui crediamo di essere avvantaggiati per essere nati bianchi; sono le manette che imprigionano l'immigrato reo di vendere cd masterizzati lungo le nostre strade, è il lavoro in nero dei tunisini nelle campagne per pochi euro; è l'usare il termine “marocchino” come insulto, come metafora di più aspetti negativi; forme di razzismo sono i titoli dei giornali, mastodontiche lettere carattere 22, che annunciano lo stupro di una ragazza da parte di stranieri (e questi fatti, ahimè, avvengono) celando i ben più trascurabili e ordinari casi di violenza familiare; razzismo è considerare la clandestinità non come un disperato tentativo di resistere e sopravvivere in questo mondo ma come barbaro reato. A prescindere.
Razzismo è, assieme all'ipocrisia di cui tutti siamo schiavi, inneggiare agli slogan della Lega Nord ed assumere una badante ucraina che ci lava i vestiti e ci toglie dalla tavola gli avanzi della cena. La stessa ipocrisia che, con proclami autoritari, fa sgombrare i campi rom ma non sgombera i mercati di droga all'aperto di Napoli, Palermo, Catania. I rom dormono presso le stazioni, la mafia vende droga: problema sicurezza risolto. Razzismo è giustificare una guerra perchè “dobbiamo riportare i valori della civiltà e delle democrazia dell'Occidente anche in quei posti difficili”. Frase che si commenta da sola.
Quindi il 27 Gennaio, Giornata della Memoria, saremo tutti più buoni; toh, oggi dò anche uno spicciolo a quel morto di fame di chissà quale Paese che dorme per strada.
Tanto domani sarà tutto finito.
Etichette:
Attualità
lunedì 26 gennaio 2009
Si, non c'è affare sicuro come la guerra, è pacifico
" 1- Tutto ciò che un paese forte e ricco decide, intraprende e sceglie ogni giorno ha come conseguenza e necessità:
preparare la guerra
coltivare la guerra
prevedere la guerra
accettare la guerra
avere bisogno della guerra
scegliere, ogni tanto, per quale guerra indignarsi e quale guerra dimenticare.
2- Arma e alleva un dittatore, se un giorno vuoi avere il merito di combatterlo.
3- Chi è più debole massacra, chi è più forte interviene.
4- Non esiste guerra tanto crudele da non scomparire appena si smette di parlarne...
5- Ogni multinazionale economica ha bisogno di invadere, sfruttare, scacciare e uccidere proprio come un esercito. "
Stefano Benni, Spiriti
Etichette:
Attualità
lunedì 19 gennaio 2009
I clochard ai tempi della crisi
La crisi economica è ormai duratura, i suoi effetti avranno ripercussioni per ancora molto tempo nella maggior parte degli Stati tra cui, ovviamente, l'Italia. La bolla si è rotta di nuovo, la finanza non è la realtà e qualcuno se n'è accorto; tuttavia, miliardi e miliardi sono stati stanziati a favore delle banche, i manager sono salvi e tutti i normali cittadini ne pagano felicemente le spese.
L'Italia è in recessione, Berlusconi non ci crede e Tremonti (Ministro dell'Economia) sembra ne capisca meno di tutti. Il Pil non cresce e saremo presto fuori dai limiti di Maastricht.
C'è crisi, ma non abbiate paura! Bisogna acquistare: comprate, che la crisi passa. Non avete i soldi? Con la social card si risolve tutto: qualche giorno fa una gaia giornalista del Tg5 ha annunciato che, per fortuna, il settore del lusso non è in calo, anzi! All'ultimo salone dell'automobile in Germania i nuovi modelli sono stati presentati, fatevi avanti.
I centri commerciali sono sempre aperti, le commesse ansiose di aspettarvi, i saldi veramente ottimi! Scarpe, borse, accessori, jeans: tutto a metà prezzo, dopo averlo prima aumentato.
Anche il settore della moda, delle grandi firme, non conosce soste: ah, l'arte, dovremmo darci tutti a quella. Nel frattempo Giorgio Armani se la prende con Dolce&Gabbana, accusandoli di plagio. Capita in tempi di crisi.
Il Manchester City vuole comprare Kakà dal Milan sborsando 120 milioni di euro per la società e 15 per il giocatore: Maurizio Mosca ha definito l'offerta una delle “follie” del calcio. Ah, se non ci fossero...
Una recente ricerca negli Stati Uniti ha dimostrato che le donne hanno orgasmi migliori con uomini ricchi: economia monetaria e prestazioni sessuali, un nesso imprescindibile?
Ma dov'è questa crisi? Un'altra invenzione dei soliti comunisti che ce l'hanno con i governi? Una scusa degli operai fannulloni che sono stati licenziati?
I manager continueranno a spostarsi in Suv, Armani proporrà la nuova moda primavera-estate, le donne cercheranno uomini migliori per orgasmi ricchi, le commesse saranno sostituite da automi che non pretenderanno contratti sindacali. Bene.
Ieri, nella nostra benedetta e favolosa società civile, un altro clochard è morto su una panchina. Freddo e fame sembrano essere state le cause principali. Ma dove, negli arretrati paesi musulmani?
No, a Milano. Poco tempo fa, a Rimini, ricorderete come si è cercato di bruciarne uno vivo.
Solo che ormai la parola clochard sembra quasi una griffe piuttosto che il sinonimo di senzatetto: ovvero ” Chi non ha tetto, casa, alloggio in cui ripararsi” recita lo Zingarelli.
Etichette:
Attualità
mercoledì 14 gennaio 2009
Occhio che non vede, Fava che non duole
Che il quotidiano “La Sicilia” non sia proprio quel luogo dove il binomio libertà – informazione costituisca il perno del giornalismo nostrano lo si era già vagamente intuito da tempo; ma la vicenda riguardante la censura di Claudio Fava sul giornale di Cianci, riportata, tanto per cambiare, solo da pochi organi di informazione come l'Unità e itacanews, non può che destare ulteriore sconforto.
Pochi giorni fa si è commemorato l'anniversario dell'omicidio di Giuseppe Fava, giornalista ucciso dalla mafia 25 anni fa, una delle tante vite spezzate a causa di una passione, un sogno: ricerca di libertà e fuga dall'omertà dilagante, fare del vero giornalismo al servizio di tutti. Ebbene.
La Fondazione Fava, presieduta dal figlio Claudio, ha a tal proposito organizzato un incontro per ricordare il giornalista scomparso; tra gli ospiti presenti spiccavano le figure di Carlo Lucarelli, premiato dallo stesso Fava, Roberto Natale e Pino Maniaci.
Evento significativo, importante e, dunque, censurato da “La Sicilia”. Come mostra la foto, di Claudio Fava non resta che una piccola parte del ginocchio, mentre nell'articolo di Sergio Sciacca non compare neppure il suo nome. Censurato.
Il sito itacanews, diretto proprio da Fava, ironizza sull'accaduto(che altro resta da fare?); non più “Claudio Fava”, ma “The invisible man”: c'è ma non esiste, si sente il suo nome, come una leggenda, ma non fateci caso, è un'illusione ottica. Si dice che si occupi di mafia, sia da giornalista che da politico; si dice che metta il dito (o meglio, la penna) nei rapporti di potere catanese; è una eco, un nome pronunciato distrattamente o sbadatamente, erroneamente, ecco. Solo un errore può giustificare la citazione dell'innominato innominabile, The invisible man.
Ma di chi si tratta? Claudio Fava? Boh, mai sentito nominare. Io, comunque, avanzerei una proposta: invece di chiamarlo “La Sicilia”, consiglierei a Ciancio di nominare il proprio quotidiano “Una parte della Sicilia”. Ed il sottotitolo: “Solo quello che vogliamo farvi vedere”.
p.s:foto tratta da www.itacanews.it
Occhio che non vede, Fava che non duole
Segnalazioni:
- La democratica campagna a favore dell'ateismo
Etichette:
Attualità
domenica 11 gennaio 2009
Fabrizio De Andrè: se le parole non bastano
Chi era Fabrizio De Andrè? Un cantante, un artista, un poeta, un cantastorie, un cantautore o, forse, tutto ciò messo assieme, un nesso imprescindibile di qualità, emozioni, ricordi, sensazioni.
Tanto è stato scritto su Faber: libri, biografie, sceneggiature, critiche, recensioni; a dieci anni esatti dalla sua morte, la sua presenza è troppo forte per passare inosservata.
Il suo messaggio, il suo pensiero, le sue “poche idee, ma in compenso fisse”, la sua voce: è una eco che non tende a dissimularsi col passare degli anni, delle generazioni, degli stili di vita, del costume.
Pochi come lui sono riusciti a rendere la musica un impegno sociale, un motivo di coesione, una forma di denuncia velata o esplicita.
Cantava di prostitute, di inetti, di “vittime di questo mondo”, di giudici e poteri corrotti, dei tanti potenti e meschini Don Raffaè, di comandamenti e vangeli apografi, morte e solitudine, speranze e prospettive future, corruzione, false moralità, buoni consigli da parte di chi “non può dare il cattivo esempio”, vittime della guerra.
Tutti temi a cui ha dato voce, ha dato un senso, un motivo di esistere: e così Bocca di rosa faceva l'amore per passione, in Via del campo un illuso di innamora di una prostituta mentre nelle cupe stradine della Città vecchia c'è chi vende la propria madre ad un nano per qualche spicciolo;una casuale lettura di un giornale lo ispirò per scrivere La canzone di Marinella e per concederle una fine migliore di quella subita:uccisa dopo essersi prostituita.
E poi c'era il potere, la politica; dare una connotazione politica al cantautore genovese diviene impossibile dal momento in cui lui canta del marcio della politica stessa, non di una parte di essa, tanto da portarlo a dire che “non esistono poteri buoni”, a dimostrazione della sua presunta fede anarchica; tanto da considerare Gesù “il più grande rivoluzionario della storia”, ancor prima di Che Guevara, di Gandhi, di Luther King, dei rivoluzionari francesi. La politica come morte, o per meglio dire, come assassina delle utopie e dei sogni portati dentro una bara durante la Domenica delle salme, mentre la società, smarrita, cerca una direzione.
La politica ed il potere come delle nuvole, che “vanno, vengono, a volte ritornano”, le quali opprimono; politica come maggioranza ben sicura contro una minoranza inerme, indifesa, non rappresentata, soggetta al controllo arbitrario e spesso incomprensibile, a scelte ingiuste. Il tutto non può che sfociare nella lotta de “Il bombarolo”, un impiegato che decide di farsi saltare in aria dinnanzi al Parlamento, metafora, tra le più esplicite e forti dei suoi testi, del disagio sociale durante il boom economico degli anni '70.
Fabrizio come il suonatore Jones, canzone dell'album “Non al denaro non all'amore né al cielo”: una chitarra in mano, “ricordi tanti e nemmeno un rimpianto”, ricerca della libertà; libertà per un assassino affamato che scappa senza essere fermato dal pescatore che lo ha riverito; libertà tramite un suicidio in prigione per Michè o a causa delle pene di morte inflitte a Geordie o ad un blasfemo, il quale sosteneva che “Dio imbrogliò il primo uomo”.
Libertà simile alla forza di essere vento, ovvero quella del popolo rom da lui cantata, o simile a quella di Prinçesa, un trans-gender che corona il sogno di diventare donna dopo anni di sofferenza.
Libertà venuta a mancare durante il rapimento, assieme alla moglie Dori Ghezzi, in Sardegna, da cui nacque poi Hotel Supramonte.
Faber ha parlato dell'amore, dell'amore “che strappa i capelli”, dell'amore che uccide, ferisce, ricomincia, attraversa molteplici strade. Ha descritto la solitudine, il “bell'inganno” della propria anima, del dialogo e della convivenza consapevole con essa; ha cantato la fragilità di un uomo (lui stesso) non ascoltato dai suoi amici quando ne aveva bisogno, fragilità che colpisce le tante figure prese a prestito dall'Antologia di Spoon river: matti, medici disillusi, malati di cuore, chimici che mai hanno conosciuto l'amore diverso dalle formule in laboratorio.
Per capire a fondo Fabrizio De Andrè non bastano, come succede per i grandi artisti, le parole. Anche quest'ultime devono fermarsi e cedere il passo alle sue opere in sé, alle sue storie di vita simili alle denunce sociali di Pasolini, per cui ha scritto anche una canzone (Una storia sbagliata) in sua memoria.
Le parole devono fermarsi perchè questa non è una recensione né tanto meno una critica, a meno che non si voglia intendere quest'ultima come la intendeva Oscar Wilde: “una sorta di autobiografia”.
Amare Fabrizio De Andrè non significa ascoltarlo, ma viverlo.
-Segnalazioni
"La frase più attuale di tutti i tempi" e "Il vero motivo di una guerra" su liberiesenzapadroni.blogspot.com
Etichette:
Attualità
sabato 10 gennaio 2009
Un angelo chiamato Niki
Conoscete la storia di Niki? Beh, questo video vi spiegherà tutto,vi consiglio di perdere dieci minuti del vostro tempo perchè..vabbè, ognuno trova i suoi perchè. Io l'ho trovato e ho pubblicato il post.
Immaginate solo una madre, il cui figlio incensurato(mai un problema con la giustizia) viene arrestato e portato in un carcere di super sicurezza.Il figlio si è suicidato,ma qualcosa non va,qualcosa non corrisponde alla verità. Non è un film, è lo stato italiano.
VERITA' PER NIKI!!!
Il blog della madre di Niki
Il gruppo facebook su Niki Aprile Gatti
Varie ed eventuali
"Proposta shok della Lega", di Lorenzo Chiavetta su Liberiesenzapadroni.blogspot.com
Etichette:
Attualità
venerdì 9 gennaio 2009
I dodici comandamenti del governo 2009
Ecco le dodici imperdibili ed inprescindibili priorità dell'attuale Governo per quanto riguarda il 2009:
1 - Superamento crisi economica:più soldi ai manager, più privatizzazione dei profitti e più socializzazione economica delle perdite;
2 - Campagna acquisti: comprare un difensore, un'ala ed un centrocampista per il Milan;
3 - Decreto legge affinchè si conferisca la social card anche ai ricchi, evitare disparità;
4 - Decreto legge affinchè si conferiscano dei Suv ai poveri: se sono senza casa sapranno dove andare a dormire,almeno.
5 - Blocco intercettazioni, ognuno deve tutelare la propria privacy.Totò Riina è ancora offeso per essere stato spiato.
6 - Fare pressioni affinchè Emilio Fede riceva il premio Pulitzer(Vespa l'anno prossimo); cercare inoltre di arrivare al tanto sospirato giornale unico. Come lo chiamiamo?Boh, "Il Giornale"(unico);
7 - Alitalia:nulla.
8 - Lotta alla criminalità:590.000 soldati nelle città,340.000 pattuglie,20.000 elicotteri, 13000 carri armati.La gente così sarà più sicura;
9 - Immigrazione: fuori i clandestini che hanno commesso il reato di clandestinità. Accettati solo quelli che arrivano nel nostro Paese in Business class, magari tramite Alitalia;
10 - Lotta al precariato:solo contratti indeterminati, durata massima: 3 mesi;
11 - Più soldi all'istruzione privata: chi non può permettersela... vada a morire nella pubblica.
12 - Più soldi alla sanità privata: chi non può permettersela...vada a morire nella pubblica;
13 - Varie, molte molte varie e molte eventuali altre varie.
Etichette:
les politiques
giovedì 8 gennaio 2009
Ballando sotto le stalle
Ricordate questa simpatica famigliola? No, non è una di quelle che non arrivano alla fine del mese, ma è la famiglia Savoia, ultimo residuo monarchico nella nostra Italia repubblican-democratica(!?).
Ricorderete come qualche tempo fa i Savoia chiesero un risarcimento di 260 milioni di euro allo stato italiano a causa dei 54 anni di esilio che hanno dovuto sopportare. Poveri.
Molti di noi si chiesero se non fosse stato più ovvio un risarcimento da parte loro, ma lasciamo stare.
Mesi dopo questa scaramuccia monetaria,il rampollo di casa Savoia Emanuele Filiberto, forse non più offeso dalla mancata elemosina pretesa, appare in una pubblicità della Rai: parteciperà all'ennesima edizione di "Ballando con le stelle", solito programma della tv pubblica che purtroppo va in onda in Italia( ma su questo tralasciamo,ci sarebbe molto da dire sulla qualità dei nostri programmi).
Ora mi chiedo: fermo restando la bellezza del principino azzurro che ballerà con la sua principessa sul pisello, è giusto che ciò accada? E' giusto che debba andare a fare la star quando, fino a poco tempo fa piagnucolava per la sua paghetta settimanale?
La nostra tv pubblica non sa davvvero più dove aggrapparsi,ed i Savoia..
Sempre per restare in tema di Tv pubblica:leggi l'appello di Grillo "Distetta RAi, tremenda Disdetta" che invita a disdire l'abbonamento del canone Rai. Quasi quasi...
Etichette:
Attualità
Chi muore a capodanno...
E sono 21!! Dall'inizio dell'anno già 21 morti sul lavoro: se pensiamo che l'anno è cominciato solo 8 giorni fa ci rendiamo conto che non avremo mai problemi demografici o di sovrapopolazione.
Caparezza, in un suo testo, ha parlato di un amico che per suicidarsi è dovuto andare in fabbrica. Niente male.
In Italia(e non solo) di lavoro si muore. A questo punto meglio morire di fame.
Ultima considerazione: oltre ai 21 morti (di cui NESSUNO ha parlato nei nostri indipendenti mezzi di informazione), il bilancio comprende anche 21.896 infortuni e 547 invalidi(fonte Articolo 21).
Avanti così, cara misera classe politica.
Etichette:
Attualità
Iscriviti a:
Post (Atom)