"Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria, col suo marchio speciale di speciale disperazione e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi, per consegnare alla morte una goccia di splendore, di umanità,di verità". Fabrizio De Andrè
martedì 27 gennaio 2009
La memoria di ieri, il razzismo di oggi
27 gennaio 1945: le truppe sovietiche dell'Armata Rossa arrivano in Polonia presso la città di Auschwitz scoprendo il campo di concentramento e liberando i pochi superstiti che vi erano reclusi.
Il mondo, o la maggior parte di esso, venne così a conoscenza dell'olocausto, del massacro di ebrei, rumeni, dissidenti tedeschi, comunisti e varie altre etnie “impure”, del genocidio che uccise milioni di innocenti.
27 gennaio 2009: più di sessant'anni dopo si commemora l'ennesima giornata della Memoria, ricorrenza annuale per ricordare i terribili eventi accaduti in quegli anni.
Ora, è giusto parlare della memoria, è giusto ricordare, è giusto commemorare, commuoversi, proclamare, giurare. Film, libri, saggi ed articoli continuano a rinvigorirci i pensieri, a ricordarci quello che è accaduto, ad inumidirci gli occhi ed a provocarci dei brividi sulla schiena.
Ma non basta.
Non basta perché, nascosti nello loro tane sprofondate nell'odio e nell'ignoranza, tanti uomini e donne, giovani e meno giovani, politicanti e apolitici oggi non hanno nulla da ricordare. Ecco: proviamo a parlare di questo.
Ci riferiamo, naturalmente, a tutti quei gruppi sociali che sotto la bandiera del neofascismo o del neonazismo professano ancora una profonda fede verso princìpi e dogmi tra cui spicca, in mezzo a quel vigore di idee ed a quello sfoggio di virilità patriottica, la macchia deplorevole del razzismo.
Forse, ma non è più nemmeno un dubbio, una “Giornata della memoria” non basta; non ne basterebbero neppure dieci o cento di giornate simili.
Prima della memoria serve la conoscenza e al fine di ottenere quest'ultima servono le istituzioni; l'odio verso il diverso, la xenofobia, il mito ariano della razza: queste parole destano meno attenzione e meno scalpore delle parole terrorismo o micro-criminalità. Sempre più spesso ci ritroviamo dinnanzi a revisionismi storici, ad incredibili forme di negazionismo dell'Olocausto, a gruppi di cosiddette teste rasate che, spranghe in mano, sfogano le loro frustrazioni guidati da falsi miti e deprecabili eroi.
Sono gli stessi gruppi neo-nazisti che spuntano nel mondo della rete, gli stessi elementi che scrivono parole razziste sui muri o che, sprezzanti del pericolo e portatori dei sani principi del coraggio e della forza morale e fisica, guidati da uno spirito di razza ariano superiore, picchiano a sprangate persone di colore inermi. Io non voglio credere che tali persone siano stupide: preferisco pensare ad un enorme, colossale errore personale dettato anche da determinati contesti e da dubbi insegnamenti, che scaturiscono poi in deboli convinzioni personali dalle quali tale violenza si genera. Quindi, più giornate della conoscenza per meglio apprezzare quelle della memoria.
Non finisce qui, purtroppo.
Proviamo per un attimo a lasciare la storia sulle pagine dei libri e guardiamo alla società di oggi, guardiamo noi stessi, le nostre abitudini, le nostre paure, convinzioni, ideologie.
Il razzismo non si è concluso con il processo di Norimberga, e questo si sapeva già; il razzismo è presente, è palpabile in ogni contesto della nostra società, delle nostre città, delle azioni politiche a cui siamo subordinati.
Il razzismo è guardare con mascherato disprezzo il vicino di casa di colore; è il surplus di cui crediamo di essere avvantaggiati per essere nati bianchi; sono le manette che imprigionano l'immigrato reo di vendere cd masterizzati lungo le nostre strade, è il lavoro in nero dei tunisini nelle campagne per pochi euro; è l'usare il termine “marocchino” come insulto, come metafora di più aspetti negativi; forme di razzismo sono i titoli dei giornali, mastodontiche lettere carattere 22, che annunciano lo stupro di una ragazza da parte di stranieri (e questi fatti, ahimè, avvengono) celando i ben più trascurabili e ordinari casi di violenza familiare; razzismo è considerare la clandestinità non come un disperato tentativo di resistere e sopravvivere in questo mondo ma come barbaro reato. A prescindere.
Razzismo è, assieme all'ipocrisia di cui tutti siamo schiavi, inneggiare agli slogan della Lega Nord ed assumere una badante ucraina che ci lava i vestiti e ci toglie dalla tavola gli avanzi della cena. La stessa ipocrisia che, con proclami autoritari, fa sgombrare i campi rom ma non sgombera i mercati di droga all'aperto di Napoli, Palermo, Catania. I rom dormono presso le stazioni, la mafia vende droga: problema sicurezza risolto. Razzismo è giustificare una guerra perchè “dobbiamo riportare i valori della civiltà e delle democrazia dell'Occidente anche in quei posti difficili”. Frase che si commenta da sola.
Quindi il 27 Gennaio, Giornata della Memoria, saremo tutti più buoni; toh, oggi dò anche uno spicciolo a quel morto di fame di chissà quale Paese che dorme per strada.
Tanto domani sarà tutto finito.
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4 commenti:
offriamo e continuiamo a regalare memoria. Per favore.
il razzismo non è mai scomparso, ahimè. L'Italia diventa sempre più razzista, ogni giorno che passa. E la colpa è anche dei media.
Poi ci si mette pure il papa... di recente ha riammesso al Vaticano un prete che afferma che l'Olocausto non è mai esistito...
che società del cavolo.
@ Saamaya: concordo, e spero che dal mio post non si evinca il contrario:)
@ Lorenz: colpa dei media? Suvvia, non scherzare..:)
Ho visto persone gridare,dare sfogo alle loro perverse manie cantare canzoni che inneggiano all'odio, al razzismo,giudicare da ignoranti.
Queste persone fanno parte di una società nella quale il razzismo è diventato un qualcosa di intriseco ad essa e non qualcosa da combattere.
Questo lo dobbiamo alla massificazione di un'informazione sbagliata.
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